2020/2021 News Serie A1 — 19 luglio 2021

Andrea Alberti (Ale.Cri.Fotografia)
Era nell’aria da qualche tempo, ma è arrivata appena dopo la vittoria della Coppa Italia e dopo l’avventura europea a Kaltbrun, l’ufficialità del ritiro del portiere Andrea Alberti dall’hockey. Dopo una stagione che ha visto il passaggio di testimone per la difesa della porta biancorossa a Michele Frigo, che da quando è arrivato a Vicenza ha stretto un rapporto di grande stima e amicizia con il collega più esperto, è diventato ufficiale il ritiro del portierone di Diavoli e, per molti anni, della Nazionale.

Andy è arrivato a Vicenza nella stagione 2011/2012 da Ferrara, dopo una grande esperienza nel ghiaccio, due ottime stagioni nell’in line in Emilia, e l’argento con la Nazionale, come secondo portiere. E’ rimasto a difendere la porta biancorossa in tutti questi anni (tranne una parentesi a Verona nel 2016/2017) e chiude con gli storici risultati di questa stagione: Scudetto, Coppa Italia e bronzo in European League.
E al termine della finale della Coppa Italia, in cui i biancorossi hanno battuto Milano e mantenuto il titolo vinto nel 2019, è stato proprio Alberti ad alzare la Coppa, ceduta da capitan Roffo, vista la sua intenzione di ritirarsi. In quel gesto l’esito della lunga storia del portiere in biancorosso: tanti anni di battaglie, tante emozioni condivise, tante gioie, qualche dolore e finalmente la soddisfazione, l’orgoglio e la gioia di aver conquistato dei grandi risultati e di aver portato a Vicenza dei successi tanto inseguiti.
– Ma quando è maturata questa decisione?
“La scelta del ritiro risale ancora a tre anni fa, prima della finale scudetto con Milano – ha spiegato Alberti. – Avevo detto che se avessimo vinto avrei smesso, ma sappiamo com’è andata e così ho rimandato. L’anno scorso avevamo iniziato molto bene e poteva essere un gran campionato, ma è stato tutto sospeso e quindi quest’anno è arrivato il momento. Questa poi è stata una stagione particolarmente difficile ed è stata dura unire la mia passione per l’hockey con tutto il resto della mia vita, quindi un motivo in più per smettere. E poi di anno in anno si è fatto sempre più pesante chiudere la stagione, non sul piano fisico, ma soprattutto mentalmente ed emotivamente. Mi sentivo stanco di dover venire a Vicenza, tornare tardi, alzarmi la mattina per il lavoro. E poi in questo ultimo anno il Covid e l’emergenza sanitaria hanno reso tutto ancor più pesante”.
– Convinto della scelta o già c’è qualche nostalgia?
“Lascio a cuore pieno e leggero, certo a volte penso se mi mancherà, ma per ora non ho rimorsi, poi in futuro non so. Ho comunque una vita così piena che sono felice della mia decisione, in futuro si vedrà. Sono in forma fisicamente e non potevo chiudere meglio di così con i successi di quest’anno. Ci sono sempre tante incognite sul futuro che preferisco finire così, da vincente e non posso che essere soddisfatto di quello che ho fatto”.
– In questa stagione c’è stato anche il passaggio di testimone a Michele Frigo.
“Lascio i Diavoli in buone mani, non potevo chiedere di meglio sia come giocatore che come persona. Con Michele Vicenza starà sicuramente bene. C’è una grande stima nei suoi confronti e so che è reciproca. E poi mi rendo conto che Michele mi ha superato e il mio ruolo non sarebbe più quello di guida, di trascinatore come è stato per 12 anni e dover fare il secondo non è facile. Io ci ho provato e ci provo a dare il mio contributo anche quando sono in panchina, ma certo essere in campo è un’altra cosa. Non riuscirei a stare per tanti anni secondo. Quindi unendo tutti i vari tasselli è sicuramente arrivato il momento giusto per smettere”.
– Che programmi hai per il tuo futuro?
“Da circa due/tre anni faccio crossfit, amatoriale, ma è uno sport che amo e quindi voglio dedicarmici di più, concentrarmi su questo e fare una gara agonistica il prossimo anno. Non avrò una nuova carriera in questa disciplina, vista l’età, ma è una nuova sfida. Di certo non starò sul divano. “
– Ma potremmo vederti un domani a guidare una panchina di qualche club?
“No, ma mi piacerebbe ritagliarmi un po’ di tempo per allenare i portieri, organizzando qualche camp, come faccio ora, ma più spesso. Non me la sentirei di allenare una squadra, avere a che fare con i giocatori richiede troppa pazienza. E poi un portiere ha una visione di gioco ridotta, per anni pensa e si concentra solo a parare, quindi non mi ci vedrei. A lavorare con i portieri invece si”.
– E fuori dello sport, programmi di vacanze?
“Sono riuscito a fare una settimana fra le coppe, ma quest’anno potrò fare una vacanza magari a novembre, in pieno svolgimento del campionato. E poi avrà il tempo per fare tante cose insieme alla mia compagna nei week end: qualche gita, concerti, cinema. Poi verrò anche a vedere i Diavoli, sperando le partite vengano aperte al pubblico, ma solo a campionato inoltrato, intanto mi godo un po’ di libertà”.

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